SERIE: Questi film non convincono al 100%
Mmm... Che dire... Di questo film ricorderò fondamentalmente due cose: la lentezza e le grida. Peccato che la prima abbia il dominio totale su tutta la durata della pellicola.
Italia, anni 70. Nella sala di registrazione Berberian arriva Gilderoy: un ingegnere del suono inglese impacciato, stempiato e dagli occhi un po' spioventi che dovrà occuparsi del doppiaggio dell'ultimo film del vanesio regista Santini, intitolato "The Equestrian Vortex" ("Il cerchio equestre", NdR.).
Non solo il povero protagonista non ha mai lavorato ad un film horror e rimane profondamente scosso dalla visione; ma è pure costretto a lavorare in mezzo a pittoreschi personaggi "tipicamente italiani" intenti a gesticolare, fare continua baldoria e scritturare le doppiatrici in base al loro aspetto fisico (viva gli stereotipi!).
Tra urla strazianti, angurie prese a martellate, innocue lattughe accoltellate e rapanelli brutalizzati; Gilderoy perderà presto il contatto con la realtà...
"Berberian Sound Studio" parte in modo molto intrigante, richiamando alla memoria i vecchi horror all'italiana e le musiche stile Goblin che fecero scuola tempo addietro. Nonostante il film sia ambientato nella sala di registrazione per quasi tutto il tempo, e nonostante noi di questo fantomatico "The Equestrian Vortex" non si veda nemmanco un fotogramma; sulle prime ci basta la voce del fonico che descrive le truculenti scene e le grida delle doppiatrici per assaporare un pochino di tensione.
Sulle prime. Perché dopo 50 minuti di sala buia, grida, ortaggi uccisi, primi piani delle apparecchiature e scene da doppiare che son sempre le stesse; ci si rompe un attimo gli zebedei.
Il progetto non è male, gli attori sono bravi, la fotografia è bella; ma la pellicola non parte mai. Si spera sempre in un improvviso risvolto drammatico o splatter (almeno io ci speravo), mentre invece il finale si perde del tutto in una pomposa e confusa nuvola di inconcludenza.
E a noi rimane l'amaro in bocca perché ci aspettavamo qualcosa di meglio.
Troppo lento, troppo ampolloso, un thriller psicologico a mio avviso malriuscito.
Sconsigliato.
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