Ben ritrovati, affezionatissimi lettori!
Che cosa è successo? Non scrivo da PIÙ DI UN ANNO!
Vi starete chiedendo se la mia voglia di scrivere sia diminuita, o se sia diventata una normalissima persona normale e noiosa che ha abbandonato il cinema di scarsa qualità. Ebbene no. La questione è ancora più ermetica ed inconcepibile, tanto sbalorditiva quanto aurea. Sono riuscita in un'impresa davvero complessa di questi tempi: ho trovato lavoro! E non un lavoro tanto per dire, ma un lavoro serio! Sono impiegata full-time, ho un contratto regolare, non sono pagata a voucher, maturo ferie; e tutto questo senza aver iniziato attività criminose!!!
Lavorando fuori città tuttavia, passo più di 10 ore fuori casa, il che mi rende plausibilmente knock-out al rientro. Gli hobby e la vita sociale hanno accusato un duro colpo, il blog in primo luogo dal momento in cui fatico a guardare un film intero, figuriamoci farci una recensione poi. So anche che dovrei metter mano a questo layout indefinito e che rende la lettura troppo faticosa, e vi giuro che appena mi sarà possibile lo farò!
Lavoro a parte, c'è anche da dire che nell'ultimo periodo ho guardato più serie TV che film e infatti avevo pensato di proporvi una lista delle serie viste con breve recensione, poi ho realizzato che:
1) ho guardato solo telefilm belliFFimi, ed io ritengo poco etico e poco divertente de-scrivere cose belle
2) sarebbe un lavoro infinito per la quale difficilmente riuscirei a trovare il tempo necessario;
quindi ho deciso di accantonare l’idea e di presentarvi due titoli di dubbia utilità visionati di recente: "Ouija" e "It Follows", quest’ultimo consigliatomi da non ricordo chi che parla di non so bene cosa.
I trailer sono sempre pompati a mille e questo è un dato di fatto (se la cosa sia lecita oppure no, è un altro discorso). Vi sarà sicuramente capitato di essere tratti in inganno da un promo che prometteva un film megagalattico per poi ritrovarvi di fronte ad una immensa schifezza; ed ecco uno dei motivi principali per il quale non guardo mai trailer, così non mi creo false aspettative.
I trailer e le locandine di "It Follows" sono impregnate di scrittoni tipo:
"AGGHIACCIANDE! L’HORROR PIÙ RIUSCITO DELL’ULTIMO DECENNIO! UNO SPETTACOLONE CHE PROPRIO GUARDA NON PUOI CAPIRE!
QUESTO FILM È SIA ARTE CHE PARTE!".
Interessante, ma avrei parecchio da ridire in merito.
C’era una volta una ragazzina bionda di circa 19 anni di nome Jay (da ora in poi abbreviato ancora di più in J). I suoi genitori l’avevano chiamata così perché erano assenti e svogliati, e in quanto americani utilizzano nomi che non significano niente; quindi voilà: les J sont fait!
J esce da poco con Jeff e nonostante lui sia lo strambo della città, lei vorrebbe concederglisi dolcemente. Dopo il fattaccio tristemente accaduto sui sedili posteriori dell’auto di lui parcheggiata davanti ad un ospedale abbandonato, Jeff addormenta J col cloroformio e la lega ad una sedia a rotelle. Al suo risveglio J inizia ad avere strane visioni di donne seminude con seni molto piccoli e pubi molto pelosi. Jeff le spiega che avendo fatto all’amore con lei, le ha attaccato una sorta di maledizione che funziona più o meno così: la persona maledetta inizia a vedere strani individui che lo inseguono e per scollarsi di dosso questa entità stalker, il maledetto deve fare sesso con qualcun altro al fine di attaccargli la maledizione. Il nuovo soggetto colpito da maledizione deve inoltre riuscire a sopravvivere alle presenze nefaste altrimenti, in caso di morte; la maledizione tornerà sulla persona che era maledetta in precedenza, AKA la persona con la quale ha fatto sesso. Su questa "maledizione" non ci è dato sapere altro se non che l’entità inseguente cambia in continuazione forma e colore a seconda delle necessità, e che può pedinarti solo nei giorni in cui girano le targhe a numeri dispari.
Seguiamo quindi la vita di J dopo questa agghiacciante (ma dove?) esperienza.
Intuiamo che la ragazza vive con sorelle e amici in un quartiere talmente residenziale che il suo dirimpettaio è un ragazzino della sua stessa età che vive da solo in una villetta a due piani (!!!), tuttavia la suburbia circostante è in tonalità talmente grigie e nere che Tim Burton si è sentito in difetto dopo aver visto questa location. Che fine abbiano fatto i genitori di tutto questo ragazzume non si sa, ma non si vede l’ombra di un adulto in tutto il film.
Quando J inizia a parlare delle sue visioni viene giustamente presa per pazza paranoica perché nessun altro a parte lei vede questa entità che la insegue, poi di punto in bianco e senza presupposti validi i suoi amici iniziano a credere a questa bizzarra storia di stalking sovrannaturale ed iniziano ad architettare piani per sbarazzarsi di questa invadente "cosa" che ben poco hanno di furbo; tipo buttare vari elettrodomestici accesi in una piscina mentre J vi è ammollata dentro... Io boh.
Che poi, questa presenza non è che faccia tutta ‘sta gran paura: in primo luogo non ti insegue proprio sempre sempre sempre ma solo quando non ha niente di meglio da fare; poi non può neanche accedere alle zone ZTL.
"IT DOESN'T THINK. IT DOESN'T FEEL. IT DOESN'T GIVE UP." dice una delle locandine. Doveva essere il leitmotiv anche del regista.
Un film decisamente nebuloso che lascia il tempo che trova, non capisco davvero l’entusiasmo di quelli che gli danno recensioni positive, ma probabilmente coloro che lo apprezzano sono i soliti pseudo-intellettuali da cinema che schifano film bellissimi a favore di soliloqui bielorussi girati in fabbriche abbandonate da registi post-sovietici.
Gli attori non sono bravi, i dialoghi sono ridotti all'osso, la paura e la suspance totalmente assenti (e meno male che era il "film più spaventoso ever"); in sostanza manca proprio tutto.
Una enorme perdita di tempo che narra nulla. Sconsigliatissimo.
Una enorme perdita di tempo che narra nulla. Sconsigliatissimo.
Imbarazzo e noia percepiti dal primo all'ultimo minuto. Questo "horror" adolescenziale mischia
- un 40% di elementi presi da film asiatici con fantasmi capelluti,
- un altro 40% di idee rubacchiate da un qualsiasi film sulla possessione demoniaca e
- il restante 20% è la componente di film su studenti al campus universitario; buttato tutto insieme in un tremendo cocktail per niente riuscito.
- un 40% di elementi presi da film asiatici con fantasmi capelluti,
- un altro 40% di idee rubacchiate da un qualsiasi film sulla possessione demoniaca e
- il restante 20% è la componente di film su studenti al campus universitario; buttato tutto insieme in un tremendo cocktail per niente riuscito.
Lane è la classica ragazza americana di buona famiglia (morta) che vive con Sarah, la classica sorella ribelle tutta borchie e sopracciglia incolte. Subito all'inizio del film, Debbie, la migliore amica di Lane, si impicca dopo aver fatto una seduta spiritica con una tavola Ouija – oggetto che in questo film si ostinano a chiamare TAVOLETTA, termine ignobile che proprio non si può sentire e che rievoca semmai la cioccolata o la più bianca tavoletta del water.
Addoloratissima per la perdita e messa a guardia della casa vuota di Debbie (ma poi perché mettere una studentessa a fare la guardiana notturna in una casa dove c'è stato un suicidio?) Lane trova la Ouija incriminata e decide di utilizzarla per parlare con la sua migliore amica decessa; così chiama il gruppo di amici e insieme si mettono a fare questo "gioco"- altro termine inesatto usato eccessivamente. La cricca riesce a mettersi in contatto con qualcosa, ma si capisce subito che non si tratta della ragazzina defunta, altrimenti che film di paura sarebbe? (anche se poi in effetti, non lo è). Tuttavia nessuno ne esce particolarmente turbato nonostante le manifestazioni malevole tipo luci che si spengono ed oggetti che vengono scaraventati per aria.
L'unico idiota che inizia a spaventarsi lo fa nel momento meno plausibile: quando deve attraversare un sottopassaggio lungo sì e no 10 passi, illuminato A GIORNO dalla LUCE DIURNA che filtra da sopra. Ad un certo punto gli ruzzola davanti un tampax XXL (o il pene di una statua di Priapo, non si è ben capito) ed un carrello della spesa viene sbalzato contro il muro. Ora doveva iniziare a spaventarsi, non 15 minuti prima!!!
Addoloratissima per la perdita e messa a guardia della casa vuota di Debbie (ma poi perché mettere una studentessa a fare la guardiana notturna in una casa dove c'è stato un suicidio?) Lane trova la Ouija incriminata e decide di utilizzarla per parlare con la sua migliore amica decessa; così chiama il gruppo di amici e insieme si mettono a fare questo "gioco"- altro termine inesatto usato eccessivamente. La cricca riesce a mettersi in contatto con qualcosa, ma si capisce subito che non si tratta della ragazzina defunta, altrimenti che film di paura sarebbe? (anche se poi in effetti, non lo è). Tuttavia nessuno ne esce particolarmente turbato nonostante le manifestazioni malevole tipo luci che si spengono ed oggetti che vengono scaraventati per aria.
L'unico idiota che inizia a spaventarsi lo fa nel momento meno plausibile: quando deve attraversare un sottopassaggio lungo sì e no 10 passi, illuminato A GIORNO dalla LUCE DIURNA che filtra da sopra. Ad un certo punto gli ruzzola davanti un tampax XXL (o il pene di una statua di Priapo, non si è ben capito) ed un carrello della spesa viene sbalzato contro il muro. Ora doveva iniziare a spaventarsi, non 15 minuti prima!!!
Nel frattempo Lane trova nella soffitta della casa della fu Debbie alcune vecchie foto ed articoli di giornale che la inducono ad improvvisarsi una sedicente investigatrice del paranormale. Scopre infatti che anni prima in quella casa abitava una signora con due figlie, una delle due posseduta da un tristo spirito, e per contenere la malignità che si era impossessata della piccola; la madre le aveva cucito la bocca.
Il gruppo di amici che aveva partecipato al "gioco" con la "tavoletta" (queste parole mi tirano scema!!!) va pian piano decimandosi in modi più o meno stupidi e solo le due sorelle rimangono in vita (aaaaah i cliché!).
Lo scontro finale spettro VS. sorelle è qualcosa di tremendamente ridicolo e totalmente prevedibile, un mix tra "The Ring" e "L'Esorciccio". Terribile!
Una produzione credo e spero destinata a un pubblico di bambini al loro primo film "di paura", perché a meno che tu non sia tra gli 11 e i 13 anni; non hai motivo per buttare un'ora e mezza della tua vita alla ricerca di un brivido o di uno spavento che non troverai .
Decisamente meglio il prequel "Ouija - L'origine del male".
Ouija l'ho odiato visceralmente (come si può odiare un cartone animato scemo, per bambini "speciali") mentre It Follows l'ho apprezzato, probabilmente senza capirlo. Io l'ho visto come metaforone del lassismo odierno, del "tanto la maledizione c'è, quindi passiamola ad altri e laviamocene le mani", e del disperato bisogno di avere qualcuno per salvarci dalla solitudine a cui siamo condannati fin dalla nascita. Ma probabilmente ho sbagliato tutto!
RispondiEliminaCiao Babol!
EliminaLa tua chiave di lettura è molto interessante, non l'avevo vista sotto questa ottica. Nonostante abbia cercato pseudo-spiegazioni (quando non capisco un film che mi pare una bufala, divento una bestia!), ho trovato solo recensioni e pareri di gente che ha messo "It follows" su un piedistallo senza addurre a nessuna motivazione particolare.
Tuttavia capisco il lassismo, ma non il discorso sul bisogno di aver qualcuno accanto. Se vorrai spiegare ulteriormente, sarei curiosa :)