Enter The Void

SERIE: Film da vedere, ma anche NO...

Adoro Gaspar Noé: dagli albori dei mediometraggi al primo lungometraggio "Solo Contro Tutti", ho esaltato "Irréversible" e sono letteralmente impazzita per "Climax"! 
Tuttavia sono stata molto combattuta se inserire "Enter the Void" nella categoria "Film di merda che non hanno ragione di esistere" perché questo film è davvero inaffrontabile.
Il caro regista è un virtuoso della telecamera e non manca mai di stupirci con inquadrature particolari, angolazioni improbabili, piani sequenza ed accorgimenti vari ed eventuali che rendono ogni sua pellicola assolutamente inconfondibile. Questa produzione però è molto più simile ad un segone a due mani che lui stesso si fa davanti allo specchio mentre si dice: "Quanto sono bello! Quanto sono bravo! Guarda come ti uso le gru per fare riprese di Tokyo dall'alto!". 

[NON CONTIENE SPOILER: È SOLO L'INIZIO DEL FILM]
Oscar è un ragazzo americano che vive con la sorella Linda in una Tokyo molto colorata e poco kawaii. Oscar fa lo spacciatore e lo fa in Giappone perché era troppo brutto farlo in America, patria di sogni ed arcobaleni a stelle e strisce. Però le droghe non è che le vende solamente: ne fa anche largo abuso, sopratutto di quelle psicoattive tipo LSD e DMT. Linda invece fa la spogliarellista e si droga un filo meno di Amy Winehouse: sono la famiglia perfetta per una pubblicità della Mulino Bianco.
Un giorno Oscar riceve una telefonata dall'amico Victor che gli chiede di portargli delle pasticche in un locale chiamato "The Void". Una volta arrivato, Victor gli chiede scusa sottovoce e dei poliziotti si scagliano su Oscar che si chiude in bagno cercando di disfarsi delle pasticche e minacciando di avere una pistola. I poliziotti sparano attraverso la porta e Oscar muore con la testa nel pissoir.
Da qui si snoda un viaggio/trip mistico/spirituale dell'anima (de li mortacci) di Oscar a cavallo fra presente, passato e futuro; riferimento al "Il Libro dei Morti" del quale parlavano Oscar ed Alex (un altro amico) pochi minuti prima della sparatoria. Roba che se il buon Gaspar faceva un film che come sceneggiatura aveva "Il Libro dei Morti" scritto in geroglifico ce ne uscivamo prima.

"Enter the Void" è certamente uno splendido lavoro di regia, fotografia, montaggio, sonoro, luci e chi più ne ha più ne metta. Dal punto di vista tecnico è impeccabile.
Il guaio è nella durata (2 ore e 41 fottuti minuti) e sopratutto nella sua gestione.
Un film di quasi 3 ore non è di per sé un problema, se non fosse che qui il tempo è diluito male, MALISSIMO e sembra non scorrere più. Dura molto più del dovuto e alla prima ora si ha la disorientante sensazione che il film sia iniziato da non molto ma che sia già alla fine, è paradossale! Penso che questo accada perché i primi 50 minuti sono ricchi di chiacchiere e cose che accadono, mentre nelle restanti 2 ore tutto ciò viene a mancare.
Che poi nemmeno la mancanza di dialoghi in un film di quasi 3 ore rappresenterebbe un problema, SE solo il tutto fosse fatto in maniera più concentrata e meno fluttuante e vacua. 
Le interminabili inquadrature dall'alto atte a rappresentare l'anima (de li mortacci) di Oscar che vaga intorno alle persone a lui care sono davvero sfiancanti, infinite; alternate da immagini psichedeliche e flash di luce (lunghissimi anche questi) che farebbero venire l'epilessia anche a chi non ne soffre. Per cercare di non accecarmi mandavo avanti questi flash stroboscopici cliccando il pulsante che fa »FastForward di 10 secondi e giuro non so dire quante volte l'abbia cliccato prima che finissero!!!
Fastidio inutile agli occhi oltre che all'umore.
Dopo 2 ore catatoniche durante le quali l'attenzione dello spettatore viene via via a mancare e deviata su qualsiasi cosa (smartphone, gatto, tende, manicure, interessante lista degli ingredienti in lingua serbocroata sul tubo delle Pringles); gli ultimi 40 minuti sono da gran suicidio scenico stile Dead dei Mayhem. Non se ne può davvero più. 
Come accaduto per "A Ghost Story" ho cercato di ridurre la mia agonia facendo scorrere il film a velocità aumentata, tanto non parlava più nessuno ed io volevo solamente riprendere in mano la mia vita e fare qualcosa di costruttivo invece di finire sulla copertina del prossimo album dei Mayhem. E infatti non è cambiato nulla: tutto era già stato spiegato, gli attori perseveravano nel non dialogare, la camera continuava a galleggiare su estenuanti scene di sesso assolutamente inutili (se non una) fino a portarci ad un finale tanto agognato quanto prevedibile. 
Fine.
Mi si sono essiccate le tube di Falloppio.
A mio parere è il lavoro peggiore di Gaspar Noé: per quanto sia visivamente bello, è un tantino pretenzioso e decisamente troppo ambizioso. 

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